Filatelia

L’armistizio di Bologna

Oggi è il 222° anniversario dell’armistizio di Bologna.

La sospensione delle ostilità fra Papato e Francia fu firmata il 23 giugno 1796. Il trattato mise provvisoriamente fine ad un periodo di crescenti tensioni fra il Vaticano e la Francia, tensioni causate anche dall’ostilità della Chiesa agli eventi della Rivoluzione Francese e la politica anticlericale attuata dagli stessi rivoluzionari. Ventun milioni di scudi, oltre alla cessione delle città di Bologna, Ferrara, Ancona, oltre ad un ingente numero di capolavori artistici: fu questo il prezzo che il Papato (Pio VI) dovette pagare per ottenere un armistizio dal generale Bonaparte che nel frattempo era calato in Italia sconfiggendo gli austro-piemontesi e rivolgendo le sue attenzioni militari verso i territori del Regno Pontificio.

In poco tempo il comandante dell’Armata d’Italia aveva già occupato le città papaline di Ancona e Loreto; per cui il Papa Pio VI fu indotto a scegliere il cosidetto “male minore”: venire a patti on il “demonio” francese. La ventata napoleonica, che portava con sé nuovi ideali repubblicani di libertà e democrazia (ed oltretutto stava importando in Italia anche un altro potenziale antagonista della Chiesa, ovvero la Massoneria, un’organizzazione capace di attrarre nelle proprie fila l’intellighentia e l’alta borghesia delle maggiori città italiane, ed ovviamente anche di quelle del Papato, dove l’arrivo delle truppe francesi era spesso preceduto dall’innalzamento di “alberi della libertà” da parte di comitati civici rivoluzionari e filo-francesi), preoccupò alquanto le gerarchie ecclesiastiche, che pur di frenare in qualche modo l’avanzata di Bonaparte e dei fermenti che portava con sé, accettarono di buon grado il giogo delle pesanti clausole del trattato di Bologna, clausole che furono ulteriormente inasprite alcuni mesi dopo dal nuovo trattato di Tolentino (febbraio 1797).
Non ci sono francobolli dedicati all’armistizio di Bologna. Per ricordare questo evento storico a seguito del quale sarebbe nata pochi mesi dopo la Repubblica Cispadana abbiamo scelto due francobolli rappresentativi dei protagonisti. Di entrambi abbiamo pubblicato l’immagine e una breve descrizione sopra.

armistizio-di-bologna2Credo che a Bologna non ce ne siano più; o almeno io non ne conosco di visibili. Sono stati tutti eliminati da una attenta, e ben motivata, iconoclastia popolare. Parlo dei fasci: dei fasci littori, quelli datati B.V., ossia bieco ventennio. A Roma, ad esempio, se ne vedono ancora un po’ dappertutto; ma a Bologna no. Però l’altro giorno, mentre risalivo via d’Azeglio per far visita ad una persona ricoverata alla Maternità, un bel fascio littorio l’ho visto ancora campeggiare a coronamento d’un portale. Solo che il portale è d’epoca neoclassica, e il fascio anche.
Il portale, oggi murato, è quello che s’apriva nel breve tratto dell’allora “Istituto dei Bastardini”, verso la facciata della chiesa di San Procolo. In quel vasto edificio, dalla fine del Quattrocento fino ad oggi, venivano accuditi i neonati: allora solo quelli illegittimi, ed oggi senza più differenze. Come ogni istituto di pubblica assistenza, evidentemente anche quello venne posto sotto l’egida dello Stato al tempo del primo affermarsi delle idee rivoluzionarie di Francia, e del costituirsi della Repubblica Cisalpina.
E’ a quel tempo, infatti, che risale l’architettura del portale e la sua decorazione. Nel medaglione scolpito che lo sovrasta si vede una bella raffigurazione della repubblica, così come l’avevano immaginata gli artisti francesi, e così come compare sulle carte intestate o sulle carte da bollo nostrane di quegli anni (disegnate proprio da un pittore bolognese, Mauro Gandolfi: se ne trovano ancora, nelle librerie antiquarie).
E’ una giovane donna vestita alla romana, con in testa il berretto frigio che è ancor oggi emblema della repubblica francese; e s’appoggia, appunto, ad un fascio littorio. Che era simbolo, assieme, dell’unità delle forze popolari e della forza, dell’autorità che ne derivava. I fasci B.V. sono scomparsi a Bologna.
Ma anche quelli della Repubblica Cisalpina furono ovunque cancellati, dopo la restaurazione dell’Ancien Régime e col ritorno di Bologna sotto il governo pontificio. Nelle vie di Bologna questo dei “Bastardini” è forse il solo superstite.

Translate

Su questo sito utilizziamo strumenti nostri o di terze parti che memorizzano piccoli file (cookie) sul tuo dispositivo. I cookie sono normalmente usati per permettere al sito di funzionare correttamente (cookie tecnici), per generare statistiche di uso/navigazione (cookie statistici) e per pubblicizzare opportunamente i nostri servizi/prodotti (cookie di profilazione). Possiamo usare direttamente i cookie tecnici, ma hai il diritto di scegliere se abilitare o meno i cookie statistici e di profilazioneAbilitando questi cookie, ci aiuti ad offrirti una esperienza migliore con noi.

 

>> Cookie Policy <<