Dopo un importante restauro, con una nuova rilegatura, il Monsignor Giuseppe Satriano vescovo di Rossano-cariati annuncia che il libro illustrato più antico della storia sarà esposto dal 2 luglio presso il Museo Diocesano di Rossano Calabro.
Il Codex Purpureus Rossanensis (Gregory-Aland: Σ o 042) è un manoscritto onciale greco del VI secolo, conservato nel Museo diocesano e del Codex di Rossano e contenente un evangeliario con testi di Matteo e Marco. Deve l’aggettivo “Purpureus” al fatto che le sue pagine sono rossastre (in latino purpureus) e contiene una serie di miniature che ne fanno uno dei più antichi manoscritti miniati del Nuovo Testamento conservatisi. Il Codex Rossanensis, assieme ai manoscritti Φ, N, e O, appartiene al gruppo dei manoscritti onciali purpurei. Nell’ottobre del 2015 è stato riconosciuto quale Patrimonio dell’umanità ed inserito dall’Unesco tra i 47 nuovi documenti del “Registro della memoria mondiale” .
Fu ritrovato nel 1879 all’interno della sacrestia della Cattedrale di Maria Santissima Achiropita di Rossano da Adolf von Harnack e pubblicato subito dopo da Oscar von Gebhardt; è un evangeliario in lingua greca del 550 ca. È composto di 188 fogli di pergamena (31×26 cm) contenenti il Vangelo secondo Matteo e il Vangelo secondo Marco (quest’ultimo con la lacuna 16,14-20), oltre ad una lettera di Eusebio a Carpiano sulla concordanza dei vangeli. In origine conteneva tutti e quattro i vangeli canonici, come si evince dalla prima miniatura che contiene i simboli dei quattro evangelisti e soprattutto dalla presenza delle concordanze eusebiane, e pertanto doveva contare circa 400 fogli. La parte scritta è vergata in maiuscola biblica onciale su due colonne.
Il manoscritto riporta testi vergati in oro ed argento ed è impreziosito da 14 miniature, accompagnate in calce di cartigli descrittivi, che illustrano i momenti più significativi della vita e della predicazione di Gesù, di cui alcune costituiscono tra le prime e più preziose rappresentazioni della figura di Pilato, raffigurato come un giudice canuto, assiso sulla sella curulis nell’atto prima di ricevere il Cristo e poi di pronunciare la sentenza della condanna a morte al notarius.