La grafologia (grafé=scrittura – lògos=studio) è una tecnica che si prefigge di capire alcune caratteristiche psicologiche di un individuo attraverso l’analisi della sua grafia. Al contrario delle perizie calligrafiche, che servono per validare la paternità della grafia, l’attendibilità della grafologia è pressochè nulla in quanto non è riconosciuta scientificamente.
Considerata quindi come una scienza sperimentale, la grafologia è un metodo di indagine che parte dal presupposto che la scrittura, superate le fasi dell’apprendimento, diventi un processo automatico derivante dalle risposte motorie ai neuroni. La grafia risulterebbe quindi differente in base alle esperienze personali di ogni singolo individuo.
L’interesse per la grafologia ha origini antiche. Già in Cina, prima della nascita di Cristo, si ipotizzava un legame tra grafia e psicologia della persona. In occidente fu invece Aristotele ad interessarsi per primo alla correlazione tra grafia e personalità. Soprattutto grazie a Johann Caspar Lavater e E. Hocquart, la grafologia assumerà sempre di più un valore scientifico. Si assiste quindi all’elaborazione di tecniche di interpretazione definendo alcune costanti della grafia. Nasceranno quindi varie correnti grafologiche in vari paesi d’Europa, le prime scuole di grafologia. Le più significative sono quella francese, la tedesca, la svizzera, l’inglese e l’italiana.
Il fondatore della prima scuola grafologica italiana è Girolamo Moretti. La sua organizzazione venne fondata nel 1905 ed è ancora attiva presso l’Istituto Internazionale Grafologico Moretti di Urbino.
L’esponente dell’altra scuola italiana è Marco Marchesan, secondo cui la grafia sarebbe l’unica espressione umana che manifesti l’Io nell’aspetto conscio, inconscio e subconscio.